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Puoi davvero comprare casa con un like?

Ha mai sentito parlare di Love Brand?

Un love brand è un marchio in grado di creare una relazione unica nel suo genere con il proprio target, garantendosi la fedeltà e l'amore di quest'ultimo in pianta stabile e oltre l'aspetto razionale. Diventare un love brand è un traguardo significativo, ancora più nella complessità del panorama competitivo e di consumo odierno, perché significa riuscire a porsi al di sopra della "guerra dei prezzi" e beneficiare di una promozione a costo zero grazie all'advocacy. (fonte qui).

Premessa, non sono contrario a tutte le evoluzioni del marketing, capisco che, come ogni disciplina umana, anche il marketing abbia la necessità di sviluppare percorsi intellettuali che includano ogni nuovo strumento messo a disposizione per migliorare e ottimizzare comunicazione e vendita.

Quello che però è certo è che tutti questi discorsi sono utilizzabili soltanto quando si parla di marchi consolidati ed affermati.

Il guaio è che il web non fa differenze, comunica con tutti e si indicizza per parole chiave, questo vuol dire che alcuni concetti sono fruibili da tutti, soprattutto da quelli che non hanno le basi per comprenderli.

La maggioranza delle persone che fanno impresa, artigiani, professionisti o imprenditori che siano, sono convinti che il mondo della comunicazione sia semplice da gestire.

Basta osservare:

· quello che fa la concorrenza

· quello che fanno i grandi marchi

· quello che dicono gli specialisti

e copiare le loro strategie, adattandole ai propri budget e al proprio mercato.

La realtà è che non funziona così!

Oggi la moda è quella di seguire il web, rendendo il marchio amichevole, ma al tempo stesso monitorando le tendenze del mercato per modificare il posizionamento valoriale dell’azienda.

Ma questo sistema ha due pecche:

1. concettualizza i processi di comunicazione di marchi affermati e consolidati, non è applicabile ad un marchio nuovo o non ancora affermato,

2. pensare di modificare il posizionamento è pura utopia.

Questo modo di pensare, che sembra, in prima lettura, estremamente corretto è in realtà quanto di più dannoso possa esserci.

Se è vero come è vero che oggi il mercato è in mano al consumatore, che in qualunque momento può decidere di spostare le proprie scelte, è altrettanto vero che questo processo non può essere alterato a tavolino da un marchio.

Il concetto che è sotteso in quasi tutti i sistemi di comunicazione è quello di gestire le scelte del cliente mantenendo fermo un punto, il marchio.

Come se il marchio fosse qualcosa di immortale.

Ma i marchi, come tutte le cose della vita, sono destinati a morire. Possiamo lavorare per allungarne la vita, ma non possiamo renderli immortali.

Non tenere conto del posizionamento nella mente del cliente, sviluppa la spasmodica necessità di cambiamento da parte dell’azienda, come dicono quelli studiati, cambiare il posizionamento del marchio.

Ma abbiamo migliaia di esempi di aziende, per quanto grandi e leader di mercato che semplicemente sono sparite, il loro marchio non era spostabile a piacimento, Blockbuster, Kodak, Nokia sono soltanto i primi tre esempi che mi vengono in mente.

Il posizionamento è nella mente del cliente, spostare un marchio nella mente di ogni singola persona è molto ma molto più costoso che creare un marchio nuovo.

Ma nel caso del piccolo imprenditore, dell’artigiano o del professionista?

Copiare quello che fanno i grandi non ha alcun senso, costa un capitale e al tempo stesso non riporta ciò che per i più piccoli è fondamentale, i denari.

Nel nostro paese, purtroppo, il marketing è soltanto pubblicità e la pubblicità, per i piccoli, ha senso soltanto se rientrano soldi in cassa.

Ci sarebbe da parlarne per ore su quanto questo concetto sia errato, ti basti pensare all’assurdo che si crea quando l’azienda investe in “pubblicità’” per rientrare di cassa in tempi brevi, ma non ha nessun processo di controllo e verifica delle operazioni.

Il web, per loro, è diventato lo strumento di controllo per eccellenza, ma le metriche sono di colpo mutate, non si tratta più di incassare denari ma ci si sofferma su falsi numeri.

Like, condivisioni, commenti sono diventati la metrica di riferimento per i più, questo ha sviluppato professioni nuove come quella dell’influencer, ad esempio.

Potresti opporre che i like e le condivisioni alla lunga producono incassi, e non avresti neanche completamente ragione, ma non per i motivi che pensi tu.

Il marketing è semplice, il minding ancor di più, a condizione di non eludere i passaggi fondamentali.

Tutti i mezzi di comunicazione sono parimenti utili se incastonati in una strategia precisa sostenuta da un posizionamento corretto, altresì tutte i mezzi sono errati se utilizzati casualmente.

Creare un processo corretto, tenendo sempre conto del cliente e del suo livello di consapevolezza è foriero di successo, surfare le mode della comunicazione del momento no!

Ogni volta che investi denaro per acquisire commenti, like e condivisioni senza che a questo processo sia collegato un flusso organico e certo di incasso, chiediti: “Quanti soldi è disposta a darmi la banca se metto a garanzia i miei follower?”.



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